Per gli autori oggi è urgente contrastare la criminalità organizzata. E uno dei meccanismi per ottenere un risultato efficace è l’identificazione, l’ubicazione e il recupero dei beni criminali. Un'iniziativa delle organizzazioni della società civile sta promuovendo una legge che istituisce un sistema razionale, efficiente e trasparente per la gestione dei beni criminali recuperati.
(Per eldiarioAR - Si tratta di una nota congiunta con il Dott. Sebastian Casanello, Giudice Federale)
Uno dei modi per avvicinare la giustizia penale alla società è renderla trasparente e creare meccanismi che consentano ai cittadini di partecipare alla determinazione del destino dei beni recuperati dalla criminalità organizzata. Oggi esiste un consenso internazionale sul fatto che gli Stati, attraverso le loro diverse istituzioni, non devono solo perseguire giudizialmente questo tipo di organizzazioni, ma anche identificare i loro beni e recuperarli, per rendere impossibile la continuazione delle attività criminali e utilizzare i loro profitti per ripararli danni causati alle vittime e alla società.
I beni confiscati alle organizzazioni criminali possono entrare a far parte delle casse dello Stato in due modi diversi: sotto forma di denaro dopo essere stati messi all'asta o attraverso un meccanismo di riutilizzo diretto dallo Stato stesso con la più ampia partecipazione della società per fornire feedback e sviluppare nuove sfide.
Ma per attuare questo tipo di politica è necessario che i rappresentanti pubblici, insieme alla maggioranza dei cittadini comuni, diventino consapevoli dell’urgente necessità di contrastare la criminalità organizzata e che uno dei meccanismi collaudati a livello mondiale per raggiungere un risultato efficace è l’identificazione, localizzazione e sequestro dei beni criminali.
È inoltre necessario e urgente che venga preso sul serio l’imperativo di risarcire le vittime e la società nel suo insieme per le attività svolte da queste organizzazioni. Attività come il traffico di droga, la tratta di esseri umani, lo sfruttamento sessuale/lavorativo, le estorsioni, ecc., sono reati che, oltre a generare danni visibili (fisici ed economici), ne generano altri invisibili e che pongono solitamente lo Stato in una duplice posizione della vittima-vittimizzatore- (sia per tolleranza, acquiescenza o complicità).
L’idea che i nostri diritti e le nostre libertà siano garantiti sotto la tutela dello Stato si basa sul principio del vantaggio reciproco e fondamentalmente sulla fiducia nel raggiungimento di tale beneficio. La proliferazione delle organizzazioni criminali, a prescindere dal territorio, mina la fiducia riposta nello Stato e rende carente il suo rapporto con la società.
Le organizzazioni criminali e la mafia cercano di delegittimare lo Stato rispetto al suo interesse principale, quello economico. Ma accade che molte volte per raggiungerlo debbano percorrere strade che per loro si rivelano solo temporanee e utilitaristiche: controllare che non vengano commessi altri tipi di reati, erogare prestiti usurari a persone che non possono accedere al credito, pagare spese sanitarie servizi, realizzazione di opere che dovrebbero essere eseguite dallo Stato, ecc. La mafia si espande nella misura in cui l'opinione pubblica viene delegittimata e mostrata inefficace. Ecco perché la soluzione migliore è che lo Stato riscopra la sua ragion d’essere, pubblica e universale, mano nella mano con la società, in modo che non sia solo spettatore ma diventi anche protagonista nel miglioramento e nel rafforzamento delle istituzioni generatrici di maggiore diritti e responsabilità.
Il Codice Penale argentino stabilisce quali comportamenti siano meritevoli di punizione. I codici di procedura provinciali e quelli che governano a livello federale regolano come devono essere i processi per arrivare a queste pene, nel rispetto del giusto processo. Nelle loro versioni più recenti, pongono particolare enfasi sull'obiettivo di risolvere i conflitti e riparare i danni causati alle vittime e alla società nel suo complesso. Ecco perché il recupero dei beni e dei profitti prodotti dalle attività criminali dovrebbe essere al centro dell'attenzione.
Il panorama attuale della Repubblica Argentina presenta un gran numero di leggi, decreti e accordi che regolano cosa fare con i beni sequestrati e confiscati. Tuttavia, molti sono obsoleti, incompleti o sovrapposti tra loro. Facciamo una breve rassegna di quelli più rilevanti.
Legislazione
La legge n. 20.785, “Legge sui beni soggetti a sequestro nelle cause penali”, è stata emanata nel 1974 e regola il modo in cui i giudici responsabili delle cause penali in cui i beni vengono sequestrati dovrebbero disporne, a seconda delle condizioni del bene. Ad esempio, secondo la legge, le armi dovrebbero essere consegnate ad un “Comando dell’Arsenale dell’Esercito o all’unità militare più vicina” (sic), anche se nel 2021 e da molto tempo esiste l’Agenzia Nazionale per i Materiali Controllati e anche molto in precedenza, il Registro nazionale delle armi.
Nel 1980, durante l'ultima dittatura civile-militare, attraverso la Legge 22.129, furono stabilite modifiche alla Legge 20.785, in particolare all'articolo 3, commi e) ed f). Il primo dei nuovi paragrafi precisa che l'aereo dirottato dovrà essere consegnato alle autorità aeronautiche; Il secondo comma precisa che ogni altro bene sequestrato che non sia espressamente menzionato nella legge ma che potrebbe deteriorarsi o subire danni, dopo sei mesi, dovrebbe essere messo all'asta.
La successiva modifica alla Legge 20.785 avvenne ventotto anni dopo e avvenne attraverso la Legge 26.348. È stato stabilito che le autorità aeronautiche incaricate del deposito degli aeromobili tentassero di metterli all'asta e/o metterli all'asta dopo sei mesi. Sempre in quella nuova legge si stabiliva che le automobili sequestrate potevano essere compattate e smaltite come rottami metallici.
L'ultima modifica è avvenuta nel 2012 con la Legge 26.764, che prevedeva che i depositi bancari legati a casi giudiziari nella Città Autonoma di Buenos Aires non fossero più effettuati nella Banca della Città e fossero depositati nella Banca della Nazione.
Concordato
Anche la Magistratura, attraverso la Corte Suprema di Giustizia della Nazione argentina (CSJN), e la Procura della Repubblica (MPF) hanno preparato istruzioni su come disporre dei beni sequestrati.
Nel caso dell'istituzione che riunisce e dirige i procuratori della Repubblica argentina, nel 2009 l'allora procuratore generale diede istruzioni ai procuratori penali federali affinché, nei casi di tratta di esseri umani, chiedessero ai giudici di utilizzare le proprietà legate al reato in La questione potrebbe essere disposta per fornire un alloggio alle vittime o come garanzia futura di una “eventuale pena e/o condanna pecuniaria come stabilito dall'articolo 23 del Codice Penale”. (riformata dalla legge 25.815)”.
L'articolo a cui fa riferimento l'accordo del procuratore generale - articolo 23 del codice penale - stabilisce che “in tutti i casi in cui è pronunciata una condanna per reati previsti dal presente codice o da leggi penali speciali, lo stesso provvederà alla confisca dei beni le cose che "sono servite a commettere il fatto e le cose o utilità che costituiscono il prodotto o il vantaggio del delitto, in favore dello Stato nazionale, delle province o dei comuni, salvi i diritti di restituzione o di risarcimento della persona offesa e terzi." In Argentina, come in molti altri paesi, i procedimenti penali su crimini complessi come la tratta di esseri umani, il traffico di droga, il riciclaggio di denaro, ecc., possono richiedere del tempo prima di arrivare a una condanna (così che la sentenza diventa definitiva, se non addirittura impugnabile). sono archiviati, potrebbe volerci più tempo).
Per quanto riguarda il Potere Giudiziario, la Corte Suprema di Giustizia della Nazione argentina ha emanato in particolare due accordi. Nel 2013, attraverso l'accordo n. 1/2013, è stata creata la banca dati generale dei beni sequestrati e/o sequestrati in cause penali sotto la giurisdizione della giustizia nazionale e federale, obbligando tutti i tribunali a registrare i beni sequestrati per poter rimanere responsabile del Segretariato Generale dell'Amministrazione attraverso la Direzione della Gestione Interna e dell'Abilitazione e la Direzione dei Sistemi della stessa Corte Suprema.
Cinque anni dopo, un altro accordo – il n. 2/2018 – riconosceva che affrontare la criminalità con misure efficaci di recupero riduce l’impatto negativo che provoca sulla società “soprattutto nei casi di criminalità organizzata e di corruzione che degradano le istituzioni del Paese, in particolare la pubblica amministrazione. In questo senso, con misure come quelle adottate relative al recupero dei beni ottenuti da attività criminali, la popolazione ne trae diretto vantaggio. Di qui l’importanza che l’ordinamento attribuisce alla finalità sociale dei beni che sono serviti a commettere l’atto o al suo prodotto”.
Ha poi approvato nuove norme sugli effetti sequestrati e confiscati nelle cause penali. Lì si incoraggia la rapida vendita all'asta degli oggetti confiscati affinché il ricavato entri nei conti dello stesso CSJN, si contempla la possibilità che esso disponga provvisoriamente dei beni personali sequestrati - ad esempio automobili - e che, dopo la valutazione, provvedere alla consegna provvisoria ad organi della Magistratura, a forze di sicurezza o anche ad enti di pubblica utilità.
Attraverso accordi tra la MPF e il CSJN, hanno apportato modifiche e aggiornato una legge che, nei suoi aspetti centrali, i legislatori nazionali non modificavano da più di quarantotto anni. Ma a questo si aggiungono anche i decreti presidenziali.
Decreti
Nel 2011, attraverso il decreto 826, è stato creato il Registro dei beni sequestrati e confiscati nel corso dei procedimenti penali nell'ambito della Segreteria degli affari anagrafici del Ministero della Giustizia e dei Diritti Umani. Nel 2019, l’allora Presidente Mauricio Macri firmò il decreto di necessità e urgenza n. 62/2019, che stabiliva la creazione di uno strumento noto per contrastare la criminalità organizzata: l’estinzione dei domini. Senza titolo proprio, i beni diventerebbero proprietà dello Stato, con l'obiettivo di finanziare le politiche e le attrezzature delle forze di sicurezza. Il decreto è stato contestato per essere stato emanato eccedendo i poteri del potere esecutivo. Queste critiche, sommate alla mancanza di consenso, hanno fatto sì che lo standard fosse di scarsa utilità.
Denaro, beni e uso
Nel maggio 2021, nella Repubblica Argentina, secondo i dati forniti dal Ministero di Giustizia e Diritti Umani della Nazione, si contavano più di novemila beni - tra cui denaro, aerei, barche, automobili, immobili, armi e manufatti diversi. rapito dalla giustizia federale. Oltre il novantacinque per cento del patrimonio si trova in depositi giudiziari o privati, che si deteriorano per il semplice passare del tempo, generando perdite monetarie (dovute all'affitto di spazi di deposito, alla custodia e ad altre spese marginali).
L’eccessivo accumulo di norme (leggi, accordi e decreti) delinea uno scenario di enorme complessità, poco razionale e inefficiente. A ciò si aggiunge la transizione ancora in atto da un paradigma giudiziario interessato solo alla detenzione delle persone ad un altro, promosso a livello internazionale, dove l'accento è posto sull'aspetto economico del reato e sul recupero dei beni criminali. Questo cambiamento implica non solo un cambiamento culturale ma anche l’acquisizione di nuove competenze da parte degli operatori giudiziari: il profilo tradizionale del giurista è divenuto obsoleto. Ecco perché le attuali esperienze di riutilizzo dei beni sequestrati e/o custoditi sono sporadiche, isolate e rispondono esclusivamente all'iniziativa dei magistrati, che insieme ai rappresentanti della società civile, sono incoraggiati a percorrere terreni poco esplorati, ispirandosi a norme sopralegali ( Costituzione e convenzioni internazionali).
La politica di recupero dei beni si rafforza di giorno in giorno. Fortunatamente, la massa dei beni recuperati oggi è molto maggiore di quella degli anni precedenti ed è per questo che si è posta una nuova domanda: cosa farne. La validità di una legge del tutto superata impedisce di avere un sistema razionale ed efficiente per la conservazione e l'amministrazione dei beni. Di conseguenza, i beni sequestrati tendono a essere visti come un problema piuttosto che come un’opportunità. I beni che sono stati riutilizzati e che hanno avuto come protagonista la società civile sono eccezionali. Per questo un gruppo di organizzazioni argentine -ACIJ, Circolo Giuridico e Fundación Multipolar- insieme alla direzione e all'esperienza dell'associazione italiana Libera, Associazioni, nomi e numeri Contro Le Mafie, attraverso il progetto Bien Repósito (che ha con il sostegno finanziario dell'Unione Europea) - ha deciso di promuovere l'approvazione di un disegno di legge che instaurerebbe nel nostro Paese un sistema razionale, efficiente e trasparente per la gestione dei beni recuperati. È il risultato del lavoro di diversi settori dello Stato e della società civile per raggiungere un ampio accordo che consenta di progredire nel processo di lotta alla criminalità organizzata attraverso il recupero dei suoi beni ma con un orientamento sociale, che metta in gioco la cittadinanza. In tempi in cui appare necessario rilegittimare l’azione dello Stato, questa iniziativa cerca di farlo mano nella mano con il popolo.
La particolarità delle esperienze di riuso sociale come quelle avvenute in Italia - e sempre più replicate da altri Paesi - è che avviano un circolo virtuoso di empowerment e di lavoro congiunto tra società, vittime e Stato, rigenerando la fiducia in quest'ultimo e indebolendo, in cambio, le mafie.